Quando siamo d’accordo con Renzi

Una riforma ancora da scrivere

Anche noi, come il presidente del Consiglio Matteo Renzi speriamo che fallisca il referendum sulle trivelle, perché un paese che vuole crescere e superare i problemi economici che lo affliggono da decenni deve dare un suo contributo utile allo sviluppo. Ma rovinano l’ambiente! Allora servirebbe per lo meno una convenzione internazionale con gli altri paesi che le utilizzano nei medesimi tratti di mare sui versante delle loro coste per fermarle e comunque quando vi sono danni ambientali, a volte ci sono solo paranoie, si può chiamare l’impresa interessata ad effettuare i lavori di risanamento, in America succede così. Chiudere l’impresa a danno fatto, non aiuta, vedi Bagnoli. Il fallimento del referendum sarebbe rispetto ad una vittoria del “no” il segno che gli italiani si rendono conto di voler dare un contributo attivo al processo di sviluppo che il governo sta portando avanti. Non sempre siamo stati d’accordo con le singole misure dell’esecutivo, spesso abbiamo difficoltà a rintracciarne una linea coerente del suo operato, ma non abbiamo dubbio che le ragioni di fondo di questo governo siano legate all’interesse nazionale e la posizione di Renzi sul referendum lo conferma. Come lo dimostra il comportamento nei confronti della magistratura. Appena un ministro viene sfiorato dal sospetto, si dimette, evitando uno stillicidio di presunte accuse che avvengono in ordine sparso sui media. Pensate che scandalo, il ministro ha subito pressioni. La magistratura a cui mai nessuno rimprovera niente e mai si sente in dovere di rimproverarsi qualcosa, dovrebbe almeno una volta chiedersi come mai i suoi processi si fanno prima sulle televisione e sui giornali che nelle aule. Il giorno che non vedremo più fotocopie di atti riservati ripresi dalle telecamere, crederemo che la magistratura meriti quella fiducia che tanti cittadini hanno smesso di darle. Se all’Associazione nazionale magistrati non lo capiscono, eppure la legge a riguardo è chiara, ci dispiace per loro. Ovviamente anche qui Renzi ha ragione, il difetto è di sistema, un sistema che una volta non consentiva alle procure di diventare protagoniste del dibattito politico ed interlocutori del governo, Per questo serve una riforma dell’ordinamento giudiziario che ristabilisca il rango che spetta a questo potere all’interno di una democrazia repubblicana lo stesso che venne fatto saltare con le modifiche dell’articolo 68 della Costituzione. Questa riforma ancora deve essere scritta. ma non si può aspettare più a lungo.

Roma, 6 aprile 2016